DON
CICCINO SANTAROMITA
Locandiere
Prima e dopo di “quannu passare i miricani”
,e,comunque per tanti anni ancora, esercitavano attività di
albergatori, in questo nostro paese,tre famiglie orlandine, gestendo
l’Albergo Valenti,l’Albergo Centrale e la Locanda Santaromita,
ma,se una benevola informazione veniva data era sempre a favore della
“locanda” di via Colombo.-
Il perché di questa preferenza vagamente
discriminatoria va ricercata in almeno tre motivi di particolare
importanza che facevano propendere per questo anziché
per quell’Albergo .-
Vediamo un po.-
La locanda,comunemente intesa Albergo,era gestita
da un locandiere e dalla di lui moglie, con un fare quasi dissacrante
per la categoria, ma efficacissimo,per il loro comune intendere .-
Né,del resto,la conformazione del locale poteva
dar adito ad una gestione più rappresentativa dal momento che don
Ciccino per “riception” utilizzava una vasta prima stanza,dal
soffitto alle stelle,con un “bancato” di foggia autarchica a forma
di due cateti di un immaginario triangolo dietro ai quali facevano
bella vista botti e barilotti colme di ottimo vino.-
Subito dopo ,un’altra camerata con la parete di
fondo sormontata da una vetrata,per dar luce alla robusta cucina dove
la signora Lucia,due metri di donna ben orchestrata, cucinava per i
clienti del marito.-Quindi un baglio con invito da via Saint Bon e
l’accesso di riserva,ma divenuto ufficiale per l’uso, ai piani
superiori direttamente dal negozio di vini,luogo deputato dal signor
Santaromita quale posto di osservazione preferenziale.-
Don Ciccinu non era certo uno che vendeva
chiacchiere,dal momento che per strappargli una parola non bastavano
le tenaglie di un maniscalco.
Egli,tipo corpulento ,dalle gote pendenti,dalle
occhiaie abbondanti,dall’epa prominente ,non si sprecava nel
consumar parole ,lasciando,al breve scuotere del capo le sue qualità
interlocutorie.-
Discorsi e disquisizioni non erano cose per il
vocione di don Ciccinu il quale “se ne fotteva altamente” di ciò
che accadeva ,non volendo essere emulo dei suoi due colleghi che ,al
contrario,mangiavano pane e politica,politica e pane .-
Sua moglie poi,provetta cuciniera, non avrebbe
mai incrociato il suo dire con il dialogare del cliente per una
questione di compostezza,ma anche di punti di vista dal momento che
gli ospiti desinavano in
cucina ,intonando,con i muti proprietari, quell’unica marcia che il
luogo ispirava .-
E del suo vocione ne facevano ammeno anche i
giovani dell’epoca che nel restare grati alla vespertina sonnolenza
di don Ciccino,approfittavano per crescere,gratificandolo con qualche
cliente di “passa”.-
Ma c’era chi sosteneva che l’omaccione
dormisse con …un occhio solo per afferrare due piccioni con una
fava.-
Morì nel 1962 a 73 anni,invecchiando tra
indicibili dispiaceri.-
Tano Raneri (15,12.2003)
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